Quarto e ultimo appuntamento con i webinar Sanity System condotti dal Dottor Giovanni Mauro, medico chirurgo specializzato in odontostomatologia e docente dell’Università di Parma. La scorsa puntata si è concentrata sulle procedure da adottare nella sanificazione della strumentazione negli ambienti sanitari e nel contrasto alla diffusione di patogeni da individuo ad individuo. In quest’ultima parte, invece, faremo un focus sulla sanificazione delle superfici, dell’acqua e dell’aria sempre in ambito medico ospedaliero.
Come anticipato dal Dott. Mauro la volta scorsa, una volta minimizzato il rischio di trasmissione infettiva da individuo a individuo, mediante DPI e corretta gestione dello strumentario, resta un grande problema che è quello di trattare l’ambiente. Infatti, nell’ambiente permane un costante accumulo di rifiuti pericolosi, possibile causa di infezioni, trasmissibili soprattutto attraverso le superfici, l’aria e l’acqua.
Dottore, potrebbe illustrare quali sono i metodi normalmente impiegati per gestire la diffusione delle infezioni all’interno di un ambiente sanitario?
Per quello che riguarda l’acqua, per quanto riguarda la sanificazione all’interno degli studi medici, gli infettivologi dicono che non è necessario usare un ultrafiltro da laboratorio, ma già un microfiltro da 0.1-0.2 micron protegge dai batteri più pericolosi. Viene da sé che, uno studio medico già impiantato, per usare una tecnologia di questo tipo, dovrebbe fare lavori di muratura che andrebbero pensati durante la progettazione dello studio stesso.
Per quanto riguarda le superfici, invece, il protocollo di sanificazione degli ambienti sanitari prevede che vadano deterse prima meccanicamente e poi disinfettate con disinfettanti specifici, dopo ogni paziente e alla fine della giornata lavorativa. Le superfici di contatto clinico sono le superfici con le quali viene effettivamente a contatto il personale nella sua attività clinico-terapeutica. Vengono toccate durante la cura del paziente, contaminate da spruzzi diretti o generazione di liquidi organici o dal contatto con mani guantate che a loro volta toccano sostanze e liquidi organici.
E per la sanificazione dell’aria negli studi medici?
Per l’aria, il problema è peggiore: la trasmissione per via aerea è ben più difficile da contrastare della trasmissione tramite superfici e aree definite. La sola compresenza nello stesso ambiente chiuso, aumenta il rischio di trasmissione delle infezioni. I bioaerosol sono particelle aerodisperse che possono contenere organismi viventi e patogeni, facilmente spostabili da un ambiente a un altro e sono conosciuti per l’impatto sulla salute umana sia a livello di malattie infettivo-respiratorie e per la diffusione di sostanze cancerogene.
Esistono delle linee guida per effettuare un’ efficace sanificazione degli studi medici, ma a suo parere sono indicazioni sufficienti e di totale sicurezza?
Le linee guida sono state definite, in primis, con l’impiego di disinfettanti a basso, intermedio o alto livello di attività. Una modalità alternativa per ovviare alla contaminazione è l’uso delle barriere come pellicole e plastiche, efficaci soprattutto per quelle superfici difficili da pulire e disinfettare. Queste ultime possono però essere danneggiate, inoltre vanno sostituite di frequente. Il problema delle superfici è uno solo: l’effettiva raggiungibilità da parte di un disinfettante tradizionale di tutte le zone, anche le più nascoste e meno accessibili. La sanificazione con comuni detergenti presenta dei problemi: se il detergente è liquido, l’azione del disinfettante è circoscritta alla sola area su cui viene applicato il prodotto, inoltre la salvietta usata deve essere usa e getta. Sanificare tutto ciò che sta in uno studio è un’impresa ardua, possibile per le superfici ampie come pavimenti, ma diventa quasi impossibile disinfettare adeguatamente ogni oggetto e interstizio.
Servirebbe un prodotto ideale per completare le procedure di sanificazione: un prodotto decontaminante e sanitizzante, capace di distribuirsi su ogni superficie per quanto piccola e che si espande, che va a saturare l’ambiente. Qualcosa che sia in grado di agire sull’aria oltre che sulle superfici, che sia poco costoso e che sia di facile applicazione.
Una risposta a questa ricerca è stata data da una molecola naturale: il gas ozono. Una configurazione di tre atomi di ossigeno che è un potente ossidante e ha proprietà biologiche uniche. La concentrazione media del gas può inattivare diversi virus con velocità e efficacia diverse. La suscettibilità sull’azione biocida dell’ozono dipende dal germe, dal tempo di esposizione e dalla concentrazione: per i virus da 0,2 a 4,1 ppm sono sufficienti per avere un’azione virucida e di diminuzione della carica batterica in un ambiente. Anche se l’ozono presenta una tossicità, sia per l’esposizione acuta, sia per esposizione cronica per altri tipi di problemi è comunque un valido alleato quando parliamo di sanificazione di studi medici.
L’ozono può raggiungere tutte le superfici, gli angoli e gli interstizi, ha un’azione virucida e microbicida ben documentata, è di facile implementazione e può essere impiegato in assenza di personale per quello che è la sanificazione degli ambienti.
Dottore, ritiene quindi che usare macchine per sanificare sia un modo per assicurarsi di fare tutto ciò che è necessario per tutelare la salute dei pazienti e degli operatori sanitari?
L’impiego di macchine per sanificare in uno studio medico può essere la giusta soluzione, utile a risolvere tutte le problematiche sopra descritte e per garantire una sanificazione totale degli spazi, evitando così la diffusione di infezioni durante le normali procedure clinico-operatorie.
Non perdere i precedenti interventi del dott. Giovanni Mauro: il primo su come avviene la contaminazione e come è cambiata la sanificazione dello studio medico negli ultimi anni, il secondo su come avvengono le contaminazioni e quali sono le soluzioni messe in campo dal personale medico per evitarle.
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